Si chiama Chantal Sebire ed ha 52 anni l’insegnante francese che ha chiesto di morire per porre fine alle atroci sofferenze causatele da una rara forma di tumore (l’estensioneuroblastoma) che aggredisce la cavità orale e le vie aerodigestive e che le ha sfigurato il volto. La donna, ammalata dal 2002, non ha alcuna speranza di guarigione e ha completamente perso la vista, l’olfatto e il senso del gusto ed è afflitta da dolori lancinanti. Per questo motivo Chantal, madre di tre figli, aveva chiesto, all’inizio di Marzo, al tribunale di Digione di autorizzare, in via del tutto eccezionale, un medico a somministrarle una dose letale di penthotal. Autorizzazione che però le è stata negata. In Francia infatti la legge Leonetti, promulgata nel 2005, vieta l’accanimento terapeutico e lascia che il paziente decida di sospendere le cure che lo tengono in vita o ne consentono il prolungamento (la cosiddetta eutanasia passiva) ma non permette il suicidio medicalmente assistito.
Il governo francese aveva già offerto a Chantal, la cui dolorosa vicenda ha scosso profondamente il paese, la possibilità di essere posta, nella fase terminale della malattia, in una condizione di coma farmacologico finchè la morte non sopraggiunga naturalmente, evitandole in questo modo altre sofferenze, ma la donna si è rifiutata spiegando di voler risparmiare ai figli anche il dolore di vederla ridotta in stato vegetativo. Visto il parere negativo del tribunale di Digione è possibile adesso che la donna attui il proposito, già esplicitato, di recarsi in Svizzera, paese in cui, come in Belgio e in Olanda, l’eutanasia è ammessa dalla legge, per raggiungere il proprio scopo e porre fine alla propria tormentata esistenza. Il caso di Chantal riaccende il dibattito sull’eutanasia e divide le coscienze, non solo dei francesi. Difficile esprimere un parere davanti al dolore di una donna che chiede di morire.