Nel 2020 si calcola che 1 italiano su 2 sarà affetto da allergia, che si tratti di asma o dermatite le prospettive non sono entusiasmanti. Si stanno analizzando al microscopio tutti i fattori scatenanti e tutte le possibili soluzioni di guarigione, tra cui non mancano i vaccini biotech, test diagnostici e anche gli “allergy safe hotel” che offrono vacanze senza acari della polvere, pollini e muffe nella propria camera d’albergo.
Tra i nuovi fattori gran parte della responsabilità è dell’inquinamento ma anche dello sviluppo. Infatti, non è un caso che in tutti i Paesi occidentali il fenomeno allergia è in forte aumento. In Italia si parla del 30-35% della popolazione affetta, rispetto al 10% di quarant’anni fa. Lo sviluppo ha portato con sé l’aumento degli allergeni, cioè delle sostanze che provocano la reazione allergica. Infatti, non si parla più solo di graminacee ma anche di parietaria, una pianta importata dagli Stati Uniti in Europa nel periodo del dopoguerra. La betulla, un albero che va di moda perché oggi si usa come decorazione per giardini e parchi. Infine i cipressi, un tempo nascevano solo sulle colline della Toscana e dell’Umbria, oggi invece messi un po’ ovunque perché si è scoperta la loro funzione frangivento.
L’inquinamento è l’aspetto più pericoloso per gli allergici. Il conosciutissimo effetto serra, ovvero l’innalzamento della temperatura a livello mondiale, non solo fa aumentare la quantità dei pollini che si diffonde nell’aria ma provoca cambiamenti climatici tali da stravolgere le stagioni, con primavere precoci e autunni tardivi che con i fattori inquinanti delle aree urbane diventano “esplosivi”. Si pensi che le micropolveri generate dai gas di scarico delle macchine e delle industrie e dagli impianti di riscaldamento, agevolano la sensibilizzazione allergica. Queste micropolveri danneggiano la mucosa bronchiale che viene resa più attaccabile dagli allergeni e inoltre si legano ai pollini che, una volta respirati, possono diventare estremamente allergizzanti.
Ma altri traguardi positivi sono proprio le “armi” per combattere l’epidemia del nostro Millennio. I test diagnostici ISAC nati da biotecnologie possono individuare non solo le sostanze ma le molecole allergeniche che le compongono, cosicché si possono disporre terapie personalizzate. Un altro traguardo positivo sono i vaccini biotech, disponibili però solo tra 2 anni, poiché si stanno mettendo a punto attraverso tecniche di ingegneria genetica e saranno in grado di colpire lo specifico allergene, dunque più sicuri dei vaccini tradizionali. Tra i farmaci si sta sperimentando la molecola P110 delta: su alcune cavie si è riusciti già a disattivare tale molecola che equivale a disattivare la reazione allergica.