La gravidanza, il parto, il sovrappeso, gli ormoni e la menopausa: sono tutti fattori di rischio urogenitali per la donna. Circa 3 milioni di italiane dai 50 anni in su soffrono di prolassi uro-genitali ed incontinenza da sforzo (IUS). Sono dati emersi nel recente Congresso italiano di Urologia che si è svolto a Milano. Si tratta di un problema serio, soprattutto dal punto di vista emotivo e sociale, che rischia di isolare quelle donne che già hanno difficoltà ad accettare il tempo che passa.
La questione però forse sta nella corretta informazione. Non tutte le donne si rivolgono ad uno specialista, per pudicizia ed imbarazzo, ma soprattutto perché non conoscono le nuove possibilità chirurgiche per la risoluzione di questi disturbi. Nel passato infatti per trattare un prolasso genitale (cioè l’abbassamento della sede naturale di una o più strutture pelviche: vescica, utero e retto), si procedeva con una isterectomia ovvero con l’asportazione totale dell’utero e le sue immediate complicanze.
Si apriva cioè un vaso di Pandora: per curare un problema se ne provocavano altri, come la menopausa collegata all’intervento chirurgico. Oggi basta un lifting! Con due nuove tecniche mini-invasive, che si chiamano Apogee e Perigee, si effettua una vera e propria plastica del pavimento pelvico danneggiato (ovvero i muscoli ed i legamenti che sostengono gli organi genitali) utilizzando delle retine in polipropilene. Con queste metodiche si ha un’efficacia del 90% ed un rischio di recidive pari al solo 4 %, contro il 20 – 30% dei casi della chirurgia tradizionale.I due nuovi procedimenti sono stati impiegati con successo negli States e in Europa su circa 30 mila donne. In Italia sono state già operate 5 mila pazienti.
Monarc e Miniarc invece i nomi delle nuove tecniche di chirurgia mininvasiva per trattare l’incontinenza urinaria. Anche in questo caso si ha un successo definitivo nel 90% dei casi, attraverso l’applicazione di piccole retine in polipropilene, che stavolta vengono però messe sotto l’uretra.
8 mila interventi in Italia e oltre 500 mila nel mondo senza l’invasività delle vecchie metodiche (come la colposospensione ) che richiedevano un taglio sull’addome, anestesia generale, ricovero e lunghe convalescenze. I nuovi trattamenti per prolasso e continenza si possono effettuare in day hospital in anestesia loco regionale con una rapida ripresa delle normali attività.
Ricorda il professor Antonio Cisternino, Direttore Unità Complessa di Urologia Ospedale IRCCS Casa del Sollievo Sofferenza San Giovanni Rotondo -Foggia dove queste metodiche vengono già usate da tempo. Qui, come in altre strutture sparse sul territorio nazionale, gli interventi sono a totale carico del Sistema Sanitario Nazionale.