Morbo di Crohn, colite ulcerosa, sindrome dell’intestino irritabile: sono solo alcuni dei disturbi intestinali provocati dal temibile batterio Helicobacter hepaticus, un microorganismo dall’azione infiammatoria.
Ad ostacolarlo, in quella che sembra un eterna lotta tra buoni e cattivi che ha come campo di battaglia il nostro intestino, è proprio un altro batterio, il Bacteroides fragilis.
Ad ostacolarlo, in quella che sembra un eterna lotta tra buoni e cattivi che ha come campo di battaglia il nostro intestino, è proprio un altro batterio, il Bacteroides fragilis.
A rivelarlo è una ricerca effettuata da microbiologi dell’università di Harvard e pubblicata sulla rivista Nature.
Lo studio è partito privando un topolino di laboratorio del batterio fragilis, per poi somministrargli successivamente una “dose” di hepaticus.
Il risultato è stato devastante: il topolino è riuscito a guarire dall’infiammazione solo con il reinserimento nell’intestino del batterio fragilis.
Il risultato è stato devastante: il topolino è riuscito a guarire dall’infiammazione solo con il reinserimento nell’intestino del batterio fragilis.
Ma cerchiamo di capire meglio come funziona il batterio amico dell’intestino.
Innanzitutto, occorre specificare che il batterio Bacteroides fragilis fa parte di una famiglia di batteri che da sola compone circa il 30% della flora batterica dell’intestino tenue.
Innanzitutto, occorre specificare che il batterio Bacteroides fragilis fa parte di una famiglia di batteri che da sola compone circa il 30% della flora batterica dell’intestino tenue.
Questo batterio produce sulla sua membrana il polisaccaride A, Psa, che ha il merito di attivare il sistema immunitario, provocando uan risposta all’infiammazione.
La sostanza Psa, isolata in laboratorio e somministrata al topolino, è stata capace di farlo guarire. Dall’esperimento sul topo alla creazione di un medicinale a base di Psa contro le infiammazioni intestinali, il passo dovrebbe essere breve.
Questa scoperta rappresenta l’ennesima conferma del rapporto di benefica simbiosi tra i batteri e l’uomo. Come spiega Sarkis Mazmanian, uno degli autori dello studio:
Fin da bambini ci hanno abituato a pensare ai microbi come a qualcosa di sporco, che provoca i disturbi più vari. Questo non è falso, perché alcuni batteri provocano effettivamente malattie. Ma molte specie di microrganismi che vivono fuori e dentro di noi sono semplicemente neutrali, o addirittura svolgono azioni benefiche. Un effetto secondario del nostro studio sarà quello di capovolgere la considerazione della gente nei confronti dei batteri.
[Fonte: www.repubblica.it]